Il punto di vista in ogni storia è importante perché fornisce una guida per gestire l’esecuzione del tuo racconto. La maggior parte delle opere di narrativa utilizzano un punto di vista, anche se una seconda prospettiva può essere portata nella storia per un breve periodo di tempo della narrazione.
La prospettiva in terza persona è il metodo più comune per trasmettere ai nostri lettori un lavoro di finzione. Questo metodo consente al narratore di essere ugualmente credibile anche con l’innesto di prospettive alternative a quella usualmente utilizzata.
Il narratore ha limitato l’accesso alla conoscenza e ai sentimenti dei personaggi della storia e può ora presentare i fatti e conquistare il lettore con una impostazione completamente rivisitata.
Non c’è dubbio di come il narratore sa dire tanto di ogni individuo; in buona sostanza si tratta di una premessa che di norma è molto ben accettata dalla maggior parte dei lettori.
A differenza della visuale dei fatti raccontati in prima persona che trasmettono la storia dalla prospettiva di un membro del cast, la narrazione prospettica in terza persona non consente però al narratore di partecipare all’azione. Egli fa parte semplicemente di un meccanismo che opera al di fuori dalla storia e che è tesa a riunire i vari fili del racconto.
Se uno scrittore dovesse concedere alla figura del narratore pieno accesso a tutti i sentimenti e i pensieri del cast di personaggi della sua storia, quest’ultima sarebbe probabilmente un po’ piatta e superficiale perché nulla sarebbe lasciato all’immaginazione.
Le narrazioni in terza persona possono essere individuate, tramite le predominanti di parole come noi, essi, lui, lei ed esso. Il narratore parla con la voce degli altri – mai con le sue labbra.
La prospettiva meno comune è quella in seconda persona. Pochi romanzi possono utilizzare questo approccio per tutta un’intera opera.
Questo tipo di narrativa si basa su parole come “te”, “tu”, “fossi”.
L’uso di questo tipo di prospettiva in narrativa presuppone che si collegherà con la storia principale come se fosse scritta dal lettore stesso e comunque darà tutti gli elementi di accesso in modo che chi legge possa capire le varie pagine del racconto che si tratta di una storia riguardi altri e non lui.
È raro trovare un manoscritto che utilizza completamente questa prospettiva, anche se possiamo forse annoverare un romanzo epistolare come il capolavoro di C. S. Lewis, “Lettere di Berlicche” che può probabilmente essere considerato come scritto in seconda persona nella sua interezza.
E’ un gran problema spostarsi da una prospettiva all’altra e molti scrittori lo ritengono difficile e complesso.
Altri vi si trovano dento in modo involontario senza nemmeno saper esattamente perchè.
Questo accorgimento può essere usato efficacemente in determinate circostanze, tuttavia il cambiamento di prospettiva ha bisogno di un punto di rottura per permettere al lettore di acquisire alcuni elementi per la comprensione del cambiamento che ha avuto luogo all’interno della storia.
Senza una pausa che possa giustificare lo spostamento dal punto di vista della prospettiva, la storia diventa confusa e macchinosa perché il lettore deve impegnarsi a fondo nella lettura per scoprire che in realtà sta solo leggendo i fatti in una sola ed unica prospettiva attraverso altre angolazioni e visualizzazioni narrative.
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