Ho deciso di scrivere questo articolo spinto da un’inchiesta che ho letto sul sito http://www.europaquotidiano.it nella quale gli addetti ai lavori si chiedevano da cosa dipende il successo di un libro e per quale ragione uno raggiunga i vertici delle classifiche di vendita, e altri, magari ugualmente belli e scritti da autori di tutto rispetto non riescano a far parlare di se.
Nell’articolo si possono leggere pareri di editor, direttori editoriali, esperti di editoria, i quali attribuiscono il motivo a diversi fattori, primo fra i quali la capacità del libro di comunicare con i lettori.
Stefano Izzo della Rizzoli, annota che “se un libro non riesce a comunicare con i lettori non c’è azione pubblicitaria, sulla stampa o nei punti vendita, che possa lanciarlo in cima alle classifiche”.
L’editor della nota casa editrice, ammette che il passaparola è indubbiamente un elemento importante, ma si scontra con i tempi di permanenza delle novità editoriali sugli scaffali delle librerie. L’effetto passaparola – osserva Izzo – ha bisogno di tempi anche molto lunghi e se un libro non parte nei primi due o tre mesi dalla sua uscita, sarà certamente destinato a scomparire dagli scaffali.
Izzo, dopo aver preso in analisi alcuni fenomeni editoriali, ammette che grande influenza può averla la rete e l’interazione degli utenti sui Social network e osserva che il mondo dell’editoria è sempre in evoluzione e quello che funzionava un tempo, ora non garantisce risultati certi.
A suo giudizio il marketing editoriale riveste un’importanza fondamentale ma ammette che le offerte speciali (i prezzi bassi, come li definisce lui), sono quelle che danno maggiori risultati.
Paolo Repetti di Einaudi, parla di un successo editoriale, quello di “Open”, nato dalle recensioni appassionate di due note firme del giornalismo, quella di Alessandro Baricco e di Piperno pubblicate su due delle principali testate italiane, “Repubblica” e “Il Corriere della sera”.
Repetti annota quanto anche i tweet di molti personaggi famosi come la Bignardi e Valentino Rossi siano stati importanti per il successo del libro e osserva, riferendosi alle recensioni, che “dopo averle lette non potevi non correre a comprare Open tanto erano scritte con passione, con l’urgenza”.
Anna Voltaggio della Totem Libri, afferma che è necessario “un gran lavoro di squadra, quindi un buon libro e un editore che ci crede fortemente sono la base essenziale, insieme a un bravo editor, un ufficio stampa capace di sostenerlo all’esterno, un commerciale che ne monitora maniacalmente la presenza in libreria”.
La responsabile dell’ufficio stampa della casa editrice, ammette però che non esiste una formula per creare un successo editoriale. A volte sono necessarie “intelligenti operazioni di stampa e marketing” e cita un professionista dell’editoria, Raffaello Avanzini della New Compton, che ebbe un buon accoglimento di pubblico con il libro: “Un regalo da Tiffany”.
Fabio Ferlin della Marsilio manifesta il suo stupore nel constatare quanto certi fenomeni editoriali nascano per caso, soprattutto oggi, dopo l’avvento dell’era digitale e la diffusione dei Social. Ma crede che le recensioni positive dei lettori e soprattutto dei blogger, una campagna pubblicitaria azzeccata e la vincita di un premio letterario, siano le leve sulle quali una casa editrice dovrebbe lavorare di più.
Errico Buonanno, scrittore Rizzoli è di parere opposto a molti addetti ai lavori. Chiarito che non è possibile confezionare un prodotto editoriale per farlo diventare un best seller, aggiunge che il successo di un’opera si può valutare solo a posteriori.
Buonanno annota che “un libro diventa un best seller quando riesce a imporsi in un ambito non letterario, usando una cassa di risonanza non letteraria, e diventando così quell’unico libro (o uno dei due o tre) che le persone che abitudinariamente non leggono decidono di acquistare in libreria”.
Egli è convinto che un libro può diventare un best seller per la ragioni più varie. Per la promozione che le case editrici decidono di dedicare all’autore o al personaggio di una determinata opera, per il passaparola ma – chiarisce il Buonanno – che accade “per ragioni del tutto indipendenti dalla qualità del libro, che può essere molto alta (Open) o molto bassa (gli esempi sono inutili)”.
Melissa P., scrittrice di molte case editrici nazionali, crede che il successo di un libro non è prevedibile e può nascere per caso, quando meno lo si aspetta.
La scrittrice osserva che spesso le case editrici vanno incontro a clamorosi fallimenti perché dietro la scia del successo di un certo genere (ad esempio quello sexy-erotico), si possano costruire altri best seller. Invece no, non funziona così.
Il pubblico dei lettori è estremamente competente e, a nostro giudizio, ha bisogno di novità nel senso più ampio del termine. Non è la trama, non è l’intreccio dei personaggi e delle azioni che facciamo loro compiere.
Per quanto incredibili e originali, non arriveranno al cuore dei lettori se in esse non ci si potrà in qualche modo rispecchiare o se leggendo quelle pagine, non riusciremo a “cavalcare sulle ali della fantasia”, tanto per citare un vecchio slogan utilizzato dalle compagnie cinematografiche negli anni ’80 per promuovere un certo genere di film.
Mi vengono in mente due successi editoriali come Harry Potter e la saga di “Twilight”. Storie di magia e di vampiri ne avevamo sentite a centinaia ma nessuna come quelle.
Nell’articolo cui abbiamo fatto cenno compaiono altri pareri autorevoli sull’argomento trattato e che vi invito a leggere nell’originale all’indirizzo che trovate alla fine di questo capitolo.
Stando a quanto fin qui ascoltato e che ciascuno dei lettori valuterà in modo autonomo, io credo che i fattori che potrebbero condizionare il successo di un libro, sono essenzialmente due: il bisogno di ritrovare un po’ di se stessi e della propria vita in una trama (anche con le difficoltà e gli affanni del vivere quotidiano. Mi vengono in mente ad esempio le storie vere) e la necessità di isolarsi per un po’ dal mondo reale per fantasticare liberamente e far riemergere quell’eterno bambino che c’è in noi.
Tutto il resto (il marketing, il passaparola, le recensioni entusiastiche di affermate firme del giornalismo) è un contorno certamente importante, ma non essenziale.
Le citazioni sono tratte dall’articolo “Nell’officina del best seller. Come pubblicare un caso editoriale” che compare sul sito:
http://www.europaquotidiano.it/2013/09/29/nellofficina–del–bestsellercome–pubblicare–un–caso-editoriale/