Ogni rinnovamento richiede sacrificio, talvolta fino a versare il proprio sangue. La storia è piena di casi in cui per il bene di molti, qualcuno si è dovuto sacrificare sull’altare del patibolo.
Nella vita questo accade più spesso di quanto non pensiamo.
Il dolore e la sofferenza prodotti dalle avversità possono però rivelarsi vere e proprie benedizioni perché ci permettono di accedere a nuovi stati di coscienza e mettere in campo nuove risorse per una ulteriore crescita personale.
Le sfide della vita possono determinarci al punto da spingerci ad azioni che non avremmo mai pensato di compiere.
Però possono anche indurci allo scoraggiamento, portando nella nostra realtà quotidiana una sofferenza che qualche volta non siamo in grado di gestire in modo ottimale e che rischia di stritolarci nel suo meccanismo.
Da cosa dipendono le diverse reazioni degli individui?
Perché alcuni superano più facilmente di altri gli ostacoli che si presentano sul loro cammino e qualcuno getta invece la spugna rinunciando a lottare?
Non è facile dare una riposta univoca a queste domande ma possiamo senz’altro affermare che può dipendere dalla percezione che noi abbiamo delle realtà oggetto di considerazione ed anche dalle doti e le attitudini del nostro temperamento, oltre che dal contesto sociale nel quale siamo immersi.
Le avversità possono rivelarsi benedizioni
È noto certamente a tutti il celebre detto il quale afferma che gli unici veri nemici di noi stessi siamo proprio noi. Infatti, tante sofferenze siamo costretti a viverle, nostro malgrado, proprio perché le abbiamo originate attraverso un nostro errato comportamento o per degli sbagli che potevamo evitare se fossimo stati un po’ più avveduti.
Molte personalità di successo – anche questo è noto – hanno tratto dalle avversità, l’humus necessario per crescere e per migliorare.
L’ansia, fenomeno di per sé negativo nella sua accezione comune, è talvolta uno strumento utile per cambiare in meglio le condizioni della nostra esistenza.
Il celebre giornalista e conduttore televisivo Maurizio Costanzo, ha dichiarato molti anni fa che proprio la sua ansia gli ha permesso di realizzare i suoi più grandi progetti professionali.
Come abbiamo però precedentemente osservato, per alcuni, l’ansia può diventare qualcosa di intollerabile ed essere persino un ostacolo se sconfina oltre certi gradi assumendo forme autodistruttive e autolesionistiche.
Torna perciò il concetto cui abbiamo fatto cenno poco fa, che cioè gli unici nemici di noi stessi il più delle volte siamo proprio noi che diveniamo incapaci di amministrare in modo saggio ed oculato la nostra vita.
Dinnanzi a simili fenomenologie si pone come valido aiuto la farmacologia, tesa a ridurre gli stati di ansia eccessiva con l’ausilio di terapie attentamente pianificate e seguite da un professionista come uno psicologo o uno psichiatra.
Ma i livelli di ansia che oscillano in un range di normalità possono essere benissimo ed egregiamente gestiti da noi stessi attraverso l’autostima, la quale cresce nella misura in cui noi creiamo e realizziamo dei progetti di successo che riescano a saturare positivamente la nostra personalità.
Molte persone sono riuscite a trovare giovamento dalla frequentazione di gruppi di auto-aiuto, oppure iscrivendosi a seminari di crescita personale per la gestione delle varie criticità della loro vita dovute anche al loro temperamento particolarmente fragile ed insicuro.
Il celebre coach Antony Robbins, è convinto che per migliorare le nostre condizioni di vita dobbiamo vincere le paure ed entrare in azione, cioè agire, fare delle scelte ben ponderate che ci porteranno a determinati risultati.
Forse è proprio vero, la maggior parte di noi, troppo spesso teme di sbagliare e preferisce rimanere fermo ad attendere qualche buona opportunità ma questo atteggiamento può indurre all’apatia e alla neghittosità alimentando ancor più l’insicurezza soggettiva che spesso da corpo ai fantasmi del nostro teatro interiore, anche a quelli che in realtà non esistono.
Estratto dal libro di prossima pubblicazione: “Rabbia, risentimento, dolore e sofferenza” di Beppe Amico (giornalista e scrittore, editor della piattaforma ProfessioneScrittore).
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